giovedì 5 giugno 2014

11. Il veliero e la tempesta

“Siccome la rada era reputata sicura come un porto, l’ancoraggio saldo e gli ormeggi molto robusti, i nostri uomini non se ne davano pensiero... Ma la mattina dell’ottavo giorno il vento prese a soffiare con raddoppiata energia e tutti gli uomini furono mobilitati per ammainare gli alberi di gabbia... Il comandante ordinò di gettare l’ancora di salvezza e così restammo ormeggiati con due ancore a prua e le gomene filate per tutta la lunghezza... Le navi più leggere se la cavavano meglio, perché risentivano meno della violenza del mare; alcune tuttavia andavano alla deriva e sfilarono davanti a noi con la sola vela di bompresso spiegata a difesa del vento... Ma quando l’albero di trinchetto fu abbattuto, l’albero di maestra si trovò allo scoperto; cosicchè la nave subiva paurosi contraccolpi e fu necessario tagliare anche quest’ultimo e far piazza pulita sul ponte... A metà notte uno degli uomini che era sceso sotto coperta per un giro d’ispezione prese ad urlare che si era aperta una falla, e un altro aggiunse che nella stiva c’erano quattro piedi d’acqua.”
(pag.12-13-14 cap.3)



“Ebbi modo di constatare che la nave aveva la carena sfondata e la stiva piena d’acqua, ma si era incagliata su un banco di sabbia molto compatta, di modo che la poppa emergeva sollevata sopra il banco... Di conseguenza il cassero era emerso e tutto ciò che vi si trovava era asciutto...Per prima cosavidi che tutte le provviste della nave erano intatte, e siccome un disdegnavo l’idea di mangiare, andai nella cambusa e mi riempii le tasche di gallette”

(pag.51 cap.11)
 



The gust, Willem van de Velde, il giovane , 1680


Per saperne di più sull'evoluzione dei velieri: http://www.ammiraglia88.it/SEZIONE_NORMALE/PAGINE_SITO/velieri.html

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